Un pranzo, una recensione e 5 Penniciù

Annabaldo

Sono stata invitata a pranzo a casa di un’amica. Una persona “nuova”, una collega con la quale abbiamo fatto diversi aperitivi, qua e là, prima o dopo di qualche evento mondano (caspita, come suona bene dire così), ma mai un pranzo. E il pranzo in casa, cucinato dalla padrona di casa, per me resta l’invito più gustoso e affettuoso, in assoluto.

Una RnR su richiesta?

Giulia mi ha stupito, oltre che col menù, perché mi ha chiesto anche la recensione del pranzo. Accidenti, come si fa a fare una RnR se te la domandano? Vabbè, strappo alla regola, recensisco su richiesta, stavolta. Ovviamente, per dare un giudizio serve un metro. Forchette? Stelle? No, non sono certo Madame Michelin!
“Trova un metro tuo”, mi dice Giulia. E quindi valuterò in Penniciù (esattamente, la mia sfiziosissima cagnolina, nonché star del web, di cui trovate ampi racconti sul mio blog).

Il pranzo di Giulia vince 5 Penniciù, senza dubbio alcuno, ed ecco perché.
Accoglienza: un invito a sorpresa, frutto di aperitivi rimandati e di un giorno di vera vacanza della cuoca, che di mestiere fa la giornalista (di quelle vere, che devono seguire la cronaca e tutto il resto, per di più online). Aiuto chef, addetto alla cura dell’ospite e al servizio in tavola, il suo quasi diciasettenne figlio, che è stato eccellente, e si è ben comportato anche durante il pranzo con madre e “vecchia zia”. Da medaglia, davvero!
Aggiungiamo che aprire casa, spignattare una mattinata (e il resto dopo, ovviamente), è un esempio di dedizione la cui preziosità non mi sfugge, e che apprezzo moltissimo, proprio come un regalo.

Menù: accertatasi che io fossi onnivora, come l’ho rassicurata, Giulia ha optato per un menù di mare.
Antipasto sfizioso il giusto, gustoso e vario, con dei bocconcini che sono i loro preferiti (di Giulia e Lory), dall’uovo in camicia ai crostini con salsa di formaggio cremoso e acciughe. Promosso!
Primo creativo. Creativissimo. Ora, trattandosi lei di giornalista (quindi con un fiuto per le novità assolute, che abbiano del sensazionale), e io di addetta stampa (avvezza ma anche allergica ai titoloni tipo “il primo uomo” … non sulla Luna, che sarebbe facile, ma in qualsiasi altro luogo dove non è facile verificare la veridicità dell’informazione), diciamo che abbiamo una tentazione, ma anche qualche remora nel dire che Giulia si inventata il pesto di radicchio rosso. Ovvero, l’ha pensato in modo assolutamente originale, e quindi creativo, ma che ne sappiamo noi che altri possano aver già fatto qualcosa di analogo? Insomma, l’idea è di fare come un pesto alla genovese, solo che invece del basilico ci si mette il radicchio. Risultato: funziona, e alla grande! Varianti: trattandosi di menù di mare, al pesto sulle tagliatelle si aggiungono dei gamberoni (a crudo, si cuoceranno leggermente con il calore della pasta). Quindi, niente pecorino o altri formaggi. Il tutto con una mano leggerissima per quanto riguarda il sale, cosa di cui non ci si deve mai scusare, perché così si esalta il sapore vero dei cibi. Insomma, mi è piaciuto, questo pesto invernale e col pesce!
Secondo verace, con sardine (nessun riferimento politico) fritte e polentina bianca, che a me fa molto lido veneziano, in generale, e quindi vacanza. Una bella suggestione! Un piatto semplice, povero si direbbe, ma gustosissimo e decisamente apprezzato.

A fine pasto, un sorbetto, anzi due, al limone (con vodka) e al caffè. Il caffè, quello vero, è arrivato circa due ore dopo, come pausa dei nostri lunghi discorsi che intanto saltavano di palo in frasca, tra il serio e il faceto.

All’uscita era già tramontato il sole (qui sono io, come ospite, ad aver peccato, che si devono levare le tende ben prima di così, ma mi sono lasciata prendere la mano) e avevo pure lasciato i fari accesi. Così ho inaugurato l’anno facendomi assistere dagli impagabili e generosi avventori del bar al piano terra – provvidenziale – i quali, oltre all’assistenza tecnica, mi hanno regalato un “finché ci si può aiutare, siamo qui”, che mi pare un augurio bellissimo per un 2020 di apertura agli altri (e di smemorina per i fari da spegnere, ma questa è un’altra storia).

Morale della favola. Se altri volessero essere misurati in Penniciù, è possibile invitarmi. Magari altre volte farò recensioni, ma di nascosto. Intanto, provate a replicare il pesto rosso di Giulia, o a scoprire se qualche chef di nome se lo era già inventato (in caso contrario, copyright a Giulia).

NOTA 1: Il tocco insuperabile, irripetibile… (ci vuole il terzo ma non viene proprio), diciamo il coup de théâtre, che da solo porterebbe altre millemila Penniciù: i bicchieri ereditati dalla zia, quelli di cristallo tutti sfaccettati. Un tripudio! Un idillio… ok, avete capito.

NOTA 2: Niente foto, ci pareva prosaico. Lo fanno tutti e fotografare il cibo fa subito “food porn”. Le delizie ve le dovete immaginare, e farvi venire l’acquolina in bocca solo al pensiero. Dai, che è un bell’esercizio per la mente!

NOTA 3: La foto del radicchio è una risorsa gratuita, ma molto garbatamente, e anche giustamente, chiedono una citazione con un link all’autore. Ed eccolo qui: Foto di LC-click da Pixabay