In un giorno di vento e tempesta, il primo davvero invernale della stagione, per contrasto sento particolarmente forte la mia giallitudine, che non posso trattenermi dal dispensare, un po’ a vanvera, per la verità. È un gergo tra me e Anna che, consulente d’immagine, ha affrontato con me lo studio del colore che rappresenta la mia personalità. È solo il primo passo per definire il brand di un freelance, che non può mai davvero scindere il proprio business dalla propria essenza più profonda. Dunque, test alla mano, sono risultata “giallo” (o “primavera” per la psicologia del colore) senza la minima sorpresa da parte dell’esperta. Perché la mia giallitudine è evidente, e la cosa un po’ mi demoralizza perché ci perdo in misteriosità. Mi consolo solo con il fatto che descrivendo il giallo una personalità estroversa, propensa alla comunicazione e all’empatia, ho poco da recriminare oscurità e indefinizione.
Nei questi giorni ho avvertito la mia giallitudine nel piacere genuino di spronare gli altri, spingendoli oltre la zona grigia dello sconforto, invitandoli all’azione e prendendo io per prima l’iniziativa, contro l’indecisione. La giallitudine è un’arma segreta, e mi compiaccio di fare da soluzione o da “strumento magico”, a seconda dei casi. Naturalmente esiste il rovescio della medaglia, ovvero che il giallo non è la croce rossa (che appunto, gialla non è). Resta anche un dubbio: chi giallizza, eventualmente, il giallo demoralizzato? Perché accade, non si pensi che uno sta sparato, positivo e creativo 365 giorni l’anno. Che il giallo costa in energia, specie quando si sbaglia destinatari (per la verità, il giallo attempato impara ogni giorno di più a fare fronte con leggerezza alle sventure della quotidianità, tra cui qualche presenza che sta lì, come un’odiosa lezione zen, a farti imparare la sopportazione. Il giallo, col tempo, diventa un po’ felino, e impara l’elegante noncuranza per gli indegni).
“Quando si parla di brain-storming, assicuratevi di avere almeno una personalità gialla nelle riunioni dove occorre trovare soluzioni innovative, idee originali a cui nessun altro ha pensato.” Ecco, girata diventa: “cari gialli, vedete di trovare occasioni di brain storming, lavori in team dove portare un contributo creativo, dove trovare persone da ispirare e cui trasmettere entusiasmo”, che da soli tutto è più faticoso e assolutamente meno divertente. Il giallo gioca, deve divertirsi, a modo suo, con gli altri. Questo non sta scritto nei test, lo dico io, quando ammetto la mia natura da giullare, o scimmietta (che si alterna, per la verità, a quella da giudice implacabile e da ipercritica che io chiamo amabilmente “la suocera”, manco ne avessi una, e tremenda, per giunta).
lo sforzo, in questo mondo distante dall’Iperuranio, è calarsi nella concretezza, condensare i vapori e, possibilmente, finalizzare gli sforzi per avere risultati tanto prosaici quanto necessari (vedi alla voce business). Ma per questo ci sono i blu e altre amenità.