Dante, il Magnum e il bagno chimico

Annabaldo

Ovvero, c’è citazione e citazione.

Se non si conosce l’originale, cioè la fonte, non si coglie la citazione. Il tutto, in ogni caso, dice molto di chi sceglie la fonte. È una delle regole della comunicazione, ben ripresa da Parole O-Stili quando, nel decalogo, dice “Si è ciò che si comunica”: quello che dici racconta molto di te. Certo, parli ad un “target”, passatemi per brevità questo termine, ma descrivi (posizioni) te stesso mentre parli.

Ne accennavo con i ragazzi di terza media, qualche settimana fa. Eravamo nei giorni del Dantedì (25 marzo), quest’anno ancora più speciale per il 700° anniversario della morte del Sommo Poeta (e no, cara assessora, non è morto il 25 marzo, ma fa niente). Per un’ora di supplenza cui avevo dato la missione di appassionare a temi scolastici, in modo che tutti si possano avvicinare allo studio, senza etichettarlo come “cosa che non fa per me”, volevo sfruttare una conferenza dell’altro Sommo, il prof. Barbero, che venero perché sa raccontare le cose come fossero successe ieri a suo cugino, ma sfoderando fior di fonti storiche. Non funzionando bene il mio pc, cosa che mi è valsa una lavata di capo da uno dei ragazzi, per come tengo il desktop, ho fatto loro ascoltare la lettura, interpretata dalla brava Enrica Barel, del V canto dell’Inferno, con la scusa che non possiamo proprio andarcene in giro senza conoscere alcune citazioni del calibro di “Amor ch’a nullo amato amar perdona”, e molte altre, che ci appartengono.

 

Dante è nel nostro DNA (?)

Mi emoziona pensare che siano nel nostro DNA di parlanti la lingua italiana (con tanto di Ius Soli, a proposito). Al punto che sono riprese dal rap morbido di Jovanotti nella sua “Serenata Rap” (i ragazzi lo conoscono “perché è stato ospite a Sanremo l’anno scorso”, ma non molto le sue – per noi – mitiche canzoni), e prima ancora da Antonello Venditti nel suo “Ci vorrebbe un amico”. Infine, proprio quest’anno Magnum (leggi Algida, leggi Unilever) se ne esce con un’edizione limitata di Magnum x Dante 700, giocata benissimo sul filo dell’offerta a tempo limitato, con un Inferno in marzo-aprile, un Purgatorio a maggio e poi un Paradiso, di cui ancora non è dato sapere nulla.

Ciò significa che siamo tutti dantisti, e Magnum lo sa? Non direi. Più probabile che il mktg di Magnum pensi che si stia facendo un battage sufficiente a far sì che tutti sappiano dell’anniversario, magari sbagliando leggermente mira ma comunque riferendolo a Dante e alla sua Commedia. Anzi, il brand si mette pure a servizio dell’avvenimento, per spingere Dante ad essere sempre più pop. Non fosse così, chi se lo fila un Magnum700? Passerebbe come un errore: volevate dire 007, forse? No, proprio Dante, quello del nasone, quello letto in piazza da Benigni (altro monumento pop), quello che a scuola “che noia mortale”, perché la prof lo legge col ritmo lento e sempre uguale, da ipnosi profonda.

Dunque arrivo ora da un commento fatto tra copy, riguardo un claim utilizzato per i bagni chimici. Lo so, il salto in basso è drastico, si rischia di farsi male, ma le associazioni di idee arrivano così. Un claim davvero povero, a mio modestissimo avviso. Gentilmente mi si fa notare che è una citazione. Ah! Da LOL, programma di Amazon Prime che sta smuovendo commenti solo in senso di mediocrità (magari quelli a cui piace semplicemente non commentano, per carità). D’accordo, mi spiegano che è instant mktg, ma resta il fatto che se la fonte è ignota, la citazione non vive. E che una scelta così ti posiziona decisamente, ti piaccia o no. Forse Magnum parla ai primi della classe, a quelli di 50 anni. Non saprei (ma dubito). Forse resta comunque difficile, per un tredicenne, cogliere tutta la lussuria di Paolo e Francesca, di cui si descrive solo il primo bacio (che si potrebbe far intendere addirittura in modo casto, sul metro attuale), però una alunna ha immaginato come poteva essere un Magnum ispirato all’Inferno (meglio, ai gironi del godimento) e ha indovinato al 90%, con cioccolato fondente e lampone. Ne avrei portato uno scatolone il giorno dopo, ma non c’era più la classe. O io. Ma questa è un’altra storia.