Post personalissimo, che somiglia molto ad una ricetta che si fa con quello che si ha in casa, e che parla di incroci fortuiti. Mettiamo insieme alcuni ingredienti: partiamo dal fatto che oggi è il compleanno di Parole O-stili. Questo il mio contributo alla ricorrenza, e l’invito a scoprire di cosa si tratta.
Coincidenza: mi irritano i giochi di parole, spesso abusati, in cui si spezza una parola facendo la faccina da scemo per dire “hai capito il doppio senso?” (tipo in-formazione: stai facendo informazione o formazione? Dillo e basta, non fare il furbetto), e peggio se la parte spezzata non esiste nemmeno, o quasi (ho trovato “in-segnamento”, che non mi piace proprio). Esiste l’etimologia, se ti piace la disciplina utilizzala, ma non scrivere le parole col trattino, che mi fai diventare davvero ostile! Ecco, da questa premessa passo dritta dritta ad una preferenza e ammirazione totali per Parole O-stili.
Deve essere proprio il karma,
o la legge del contrappasso.
Insomma, Parole O-stili è un’iniziativa eccellente che, solo dal suo manifesto dà spunti di riflessione, e di azione concreta, proprio perché (Nr.1) “Virtuale è reale”. Mi piace perché posso trasferire i 10 principi anche alla comunicazione vis a vis, o comunque non digitale. Un po’ come la diatriba apparente tra B2B e B2C, che davvero non ho mai capito, e che finalmente i guru sono arrivati a definire come H2H (Human to human). Evviva! Coraggio.
Coincidenza: quest’anno sto lavorando anche a scuola (secondaria di primo grado, le medie, per intenderci), e sono una “supplente covid”. Altro contrappasso: nome più brutto non potrei aver ricevuto. Ora i colleghi mi conoscono tutti, ma alle presentazioni non si poteva che assumere un’espressione contrita al solo pronunciare il mio ruolo. Una supplente al mille per cento, ma con un riferimento a Lettere (la mia materia di riferimento). Che faccio quando entro in una classe che non conosco, e che vedrò solo un’ora, presumibilmente? Porto un’attività che stimola la riflessione, l’esposizione e, possibilmente, uno di quei temi cosiddetti di “cittadinanza attiva” (digitale e non), per di più entrando nel campo che più mi piace, che pratico da anni, e che sempre più serve alla società: la comunicazione. Per questo, il Manifesto della comunicazione non ostile è perfetto, e preziosissimo.
Una mia traccia di lavoro per i ragazzi è stata: scegli il principio (del manifesto) che senti più tuo, e spiega il perché. Un compito difficile, che i ragazzi affrontano con ambivalenza. Possono scagliarsi con veemenza nella discussione, infiammati come crociati all’assalto, oppure scansare lo sforzo riflessivo (e soprattutto espositivo) con indolenza. Ma se si comincia…
La “prof.” fa i compiti
Contrappasso (nell’anniversario dantesco, ci sta tutto): oggi mi assegno ed eseguo lo stesso compito. Dopo qualche tentennamento, perché è difficile scartare gli altri nove, dico Nr. 3 “Le parole danno forma al pensiero”. Mi piace perché vale anche al contrario, ma in questo verso è più potente. Mi piace perché c’è dentro l’autoconsapevolezza che tutti rincorriamo, e che si avvicina un po’ grazie alle affascinanti rivelazioni delle neuroscienze. Mi piace perché mi mancano gli abbracci (comincio ad avere una certa età, e divento sentimentale) e le parole sono la cosa che somiglia loro di più. Mi piace perché è come la regola del pronto soccorso: se non stai bene tu, non puoi aiutare gli altri. Ecco, se non rivolgi parole e pensieri dentro di te, quel che esce non è positivo per chi ti ascolta. Senza contare che noi stessi siamo il nostro primo ascoltatore. Mi piace perché non è solo questione di tempo da prendersi per scegliere le parole (anche perché, vedi il Nr.2, “Si è ciò che si comunica” ma anche “come” si comunica), ma è necessario anche coltivare le parole, per poter scegliere tra una gamma sempre più ricca, affinché la nostra comunicazione arrivi al punto, qualunque esso sia, affinché il nostro linguaggio possa davvero trasferire la nostra ricchezza interiore e, ovviamente, anche al contrario.
Dunque, buon compleanno a Parole O-stili, e buone parole a tutti noi! Che le nostre parole nascano da un ascolto (Nr.4) sincero, siano ponte (nr.5) per incontrarci mezza strada, e costruzione di eventi generativi (Nr.6); che siano il mezzo per una condivisione di valori (Nr. 7) e di confronti arricchenti (Nr.8). Che impariamo a scegliere, e anche a scartare (Nr.9). Che riusciamo a comprendere quando le parole servono, e quando potrebbero essere di troppo (Nr 10).